La Storia dietro lo Scatto
Se c’è un uccellino che incarna l’energia pura, quello è lo scricciolo. È una creatura quasi mitologica del sottobosco: se ne sente la voce tonante esplodere tra i cespugli, un canto incredibilmente potente per un corpo così minuto, ma vederlo è tutta un’altra storia. È perpetuamente in movimento, una piccola trottola marrone che si infila tra le radici e le foglie secche, rendendo quasi impossibile una messa a fuoco pulita.
Quel giorno, la mia intenzione non era fotografare lui. Stavo camminando lungo un sentiero umido, quando ho sentito il suo canto inconfondibile vicinissimo a me. Mi sono fermato, immobile, e ho abbassato lo sguardo. Ed era lì. Per un motivo a me sconosciuto, si era posato su una roccia in piena luce, offrendomi una visuale perfetta.
Sapevo di avere una finestra di tempo infinitesimale. Ho sollevato la macchina fotografica con la lentezza di un bradipo, senza nemmeno respirare. Ho composto in fretta e ho scattato una raffica. Lui mi ha guardato per un secondo, con la sua caratteristica coda all’insù, e poi, con uno scatto fulmineo, è sparito di nuovo nell’ombra del bosco.
Questo scatto è un piccolo trofeo. Non per la sua perfezione tecnica, ma per la pazienza, la fortuna e il tempismo che ha richiesto. È la prova che a volte, nel mondo della fotografia naturalistica, i soggetti più piccoli regalano le soddisfazioni più grandi.